Nel suo primo articolo la Costituzione italiana sancisce solennemente una discontinuità rispetto al passato. Si fonda qui lo Stato costituzionale, cioè quella democrazia nella quale la sovranità del popolo (intesa come volontà della maggioranza secondo i principi affermatisi durante la Rivoluzione Francese) si esprime “nelle forme e nei limiti della Costituzione”.
La rigidità della nostra Costituzione, ovvero la circostanza per cui la sua modifica non possa avvenire per mezzo della legge ordinaria, è la risposta tecnica al problema riscontrato nel costituzionalismo liberale: la presenza di un legislatore onnipotente, ovvero privo di limiti, aveva portato infatti a decisioni arbitrarie ed ingiuste fino a consentire provvedimenti razzisti e liberticidi.
Oggi, in Italia, assistiamo ad un atteggiamento politico che, non tenendo per nulla in considerazione le origini dello stato costituzionale ed il vero significato di sovranità, considera erroneamente la legittimazione popolare avvenuta tramite elezioni uno strumento che esonera la classe politica dal rispetto dei limiti imposti dalla Costituzione. Questa prassi politica ha a che fare direttamente con la Democrazia sulla quale si fonda la nostra Repubblica. La Democrazia costituzionale non si accontenta infatti di concedere ai cittadini la possibilità di esprimere attraverso il voto i propri rappresentanti. I nostri costituenti hanno garantito l’accesso dei cittadini alla vita politica del paese per mezzo dei partiti innanzitutto, ma anche di strumenti di democrazia diretta quali il referendum e la proposta di legge.
La Democrazia costituzionale, detto più semplicemente, garantisce diversi modi e diverse sedi in cui far sentire e far contare le proprie idee. Anche il “pluralismo territoriale”, la presenza cioè di enti locali minori più vicini ai cittadini, è espressione di questa possibilità. In questi anni, una deriva populista sembra spazzare via questa prospettive: la rimozione di tutti i corpi intermedi tra gli individui e il leader politico, anche se liberamente eletto, può essere fatale per lo stesso ordinamento democratico fino a generare mostri che ben conosciamo.
Il riferimento al lavoro invece, che nella storia dell’articolo rappresentò un compromesso tra le diverse forze politiche, fonda il concetto di uno Stato che affida al cittadino la responsabilità del proprio futuro e valuta la dignità di ogni individuo in base a ciò che riesce a realizzare, indipendentemente dalle condizioni di partenza. Oggi il lavoro sembra aver perso le sue caratteristiche più profonde: si parla di consumatore e non di lavoratore, e la condizione di precarietà del lavoro impedisce la costruzione del proprio futuro.
Il lavoro, come si sa, è uno dei fondamenti di una società. Le possibili declinazioni del concetto di lavoro costituiscono infatti la base stessa delle diverse civiltà. L’idea di “democrazia fondata sul lavoro” ci dovrebbe rimandare ad una società che immagina il lavoro come uno strumento di liberazione individuale e di emancipazione personale all’interno di un condiviso interesse generale. La democrazia si rafforzerebbe proprio grazie a questa concezione di lavoro: l’impegno ed il merito individuale premiati in una cornice di interesse generale.
Alle giovani generazioni queste parole però rischiano di sembrare una fiaba letta in un vecchio libro. L’immaginario collettivo connesso alla figura del lavoratore è mutato quasi antropologicamente negli ultimi decenni. Chi entra nel mondo del lavoro oggi sembra stia scendendo in un’arena dove il rapporto con gli altri si fonda su una competizione sfrenata per la sopravvivenza. Qui lo snodo fondamentale: il lavoro appare unicamente come via per la sopravvivenza. La narrazione collettiva che apprendono le nuove generazioni che si affacciano nel mondo del lavoro ci racconta come il lavoro sia un favore fatto dal datore di lavoro al lavoratore. Il lavoro, in altri termini, non appare più come un diritto, bensì come un “colpo di fortuna”. Chi ci fa un favore sarà sempre libero di dettare le sue condizioni, a propria completa discrezione.
Senza lamentarci e magari senza capirlo pienamente stiamo entrando spaesati nel vortice della precarietà. L’Italia è una repubblica fondata sul lavoro a tempo determinato. Non solo precarietà lavorativa: la precarietà costituisce il nuovo ordine sociale. Senza un lavoro sicuro e stabile, la possibilità di crescita individuale diventa un miraggio, la mobilità sociale ascendente rimane un retaggio del passato. Una società precaria torna ad essere una società immobile, basata sull’appartenenza di ceto, di classe, di casta, fondata sulla fortuna e sul caso.
Le conseguenze sono profonde: senza la possibilità di soddisfare i propri bisogni attraverso il lavoro, l’intero assetto costituzionale perde un importante filo conduttore.
Se noi giovani dovessimo riscrivere il primo articolo in conformità al mondo che ci viene consegnato probabilmente lo faremmo così: L’Italia è una Repubblica (formalmente) democratica fondata sulla benevolenza dei datori di lavoro. La sovranità appartiene al popolo solo il giorno delle elezioni.
Vorremmo concludere con le parole di un padre costituente. Queste pochi versi ci dovrebbero ricordare che la Costituzione venne scritta con speranze e sogni, non solo con le parole. Dimenticarlo significa perdere la capacità di immaginare un mondo più giusto.
“Se volete andare in pellegrinaggio nel luogo dove è nata la nostra Costituzione, andate sulle montagne, dove caddero i partigiani, nelle carceri dove furono imprigionati, nei campi dove furono impiccati. Dovunque è morto un italiano per riscattare la libertà e la dignità andate li, o giovani, col pensiero, perché li è nata la nostra Costituzione.” (Piero Calamandrei, 1955)
Dovrebbe essere un test obbligatorio ad ogni deputato e senatore prima di insediarsi al Parlamento
dovrebbe essere un test per potersi candidare….
propongo a TUTTA l’opposizione di questo governo/regime che anzicchè spendere milioni di euro per stampare manifesti elettorali TUTTI UGUALI e tutti senza alcun senso e valore, di stampare congiuntamente multi-soggetto con gli articoli della costituzione, e semmai… in basso a destra… il proprio partito e il proprio nome: SAREBBE UN SEGNO DI GRANDE UNITA’ ED UTILITA’.
saluti
elena sacco
elenbag@gmail.com
Preferirei che gli articoli della costituzione non avessereo commenti di parte. Anche se li condivido.
Salve, ovviamente la nostra lettura sarà comunque parziale, rispetto a quanto la nostra costituzione dice e vuole esprimere, è chiaro che gli aspetti e le critiche che abbiamo posto alla situazione politica odierna potrebbero essere ritenute “di parte”, credo però siano valide.
Restiamo qui per aprire un dibattito se qualcuno volesse farlo, grazie del commento
sarebbe meglio che li avessero eventualmente anche con interpretazioni diverse
Il commento all’articolo della costituzione serve a suggerire ed evidenziare la contemporaneità della nostra costituzione ed il fatto che sia “sentita” e “viva” anche per le nuove generazioni, ma è, comunque, un commento. Ognuno è libero di leggere l’articolo ed adattarlo alla propria esperienza e sensibilità.
L’Italia è una Repubblica (formalmente) democratica fondata sulla benevolenza dei datori di lavoro. La sovranità appartiene al popolo solo il giorno delle elezioni.
NON HO MAI LETTO NIENTE DI PIU VERO! GRANDI!
L’Italia e’ la Res-Berlusconi Nano-cratica fondata sul lavoro di chi ce l’ha ancora…in Patria. La sovranita’ appartiene a Berlusconi che la esercita nella forma e nei limiti della Costituzione da lui modificata.
hai ragione, alex!
I MIEI FIGLI VOGLIONO SAPERE DOVE E’ IL LAVORO PERCHE’ NON LO TROVANO, BISOGNA TELAFONARE A ” CHI L’ HA VISTO ?????????
Scusate,ma vorrei rammentare che all’asilo
iniziano ad insegnare la lingua inglese, ok, che ben venga, ma forse non sarebbe meglio iniziare a con l’insegnare ai futuri politici
cosa sia la ” COSTITUZIONE DELLA REPUBBLICA ITALIANA ” ?
Io, un seri pensiero ce lo farei, ma fin che si pensa ai grembiulini…
Rinaldo Zambelli
Grazie per questa bellissima e importante iniziativa. Mi ha profondamente colpito il vostro lucido e insieme appassionato commento. L’invito a riflettere sul concetto di lavoro e sul mutamento che in pochi decenni esso ha subito è da accogliere con molta serietà. È impressionante con quanta inconsapevolezza ci siamo lasciati trasformare da cittadini in consumatori.
Il suggerimento di Calamandrei per un pellegrinaggio laico lungo i luoghi della Costituzione ha una vitalità attualissima, tutta da riscoprire.
Grazie di cuore.
Non saprei dire di piu’ di cio’ che ha scritto qui sopra Andrea Cioni !
Quindi….anche da me un “Grazie di cuore” e…..AVANTI…aspettiamo il secondo !!!!
Iniziativa lodevolissima. Ce n’era bisogno.
L’ho iniziata anch’io col gruppo in Facebook “Caro Presidente della Repubblica…” forse giusto una settimana fa.
Riguardo il suggerimento che é giunto qui ad opera di terzi, che andrebbe verificato se i nostri parlamentari ma direi proprio tutti i politici conoscono la Costituzione Italiana, io aggiungo che il primo a dover dimostrare di conoscerla – la Costituzione Italiana – e anche saperla applicare alla perfezione dovrebbe essere il Presidente della Repubblica ed a seguire i Presidenti delle due Camere parlamentari (Camera e Senato) oltre al Presidente del Consiglio dei Ministri e tutti i Governatori Regionali.
Da questi, pretenderei che la Costituzione Italiana la sappiano a memoria, per filo e per segno, sapendo anche spiegarne ogni motivo per cui é stato proposto ed approvato ciascun articolo.
Da tutti gli altri politici, deputati, senatori, Presidenti di Provincia e Consiglieri d’ogni ordine e grado, se proprio non capaci conoscerne a menadito ogni articolo, pretenderei che almeno per i concetti più basilari sapessero rispondere – a domande ben precise, correlate appunto con i dettati della Costituzione Italiana – con concetti davvero allineabili a ciò che prevedono quegli articoli.
Michele Lenzi – Ceriale SV
Complimenti, una lodevole iniziativa. Condivido i commenti e affermo che già negli asili dovrebbero iniziare a far conoscere la nostra Costituzione e non la lingua inglese che non ci appartiene.
Davvero una grande iniziativa.
Interssanti in commenti, in particolar modo quello che chiede lo studio della Costituzione Repubblicana alla scuola primaria, è un dovere di cittadini proporla e lottare perchè sia effettiva.
Faccio un breve commento al primo comma dell’articolo con cui si apre la nostra carta fondamentale, ” L’Italia è una repubblica democratica fondata sul lavoro”. Vorrei porre l’accento sul lavoro, e dicendo che è bellissimo il commento qui riportato, privo di connotazioni ideologiche e d’ispirazione liberale, sottolineo la mancata attuazione di numerose norme costituzionali in sede legislativa, ma anche in sede applicativa, riguardanti il lavoro che penalizzano fortemente questo settore fondamentale. Due esempi: è stato introdotto il contratto di apprendistato per le banche, dopo anni di formazione un giovane ha bisogno di ulteriori anni di formazione per essere un lavoratore? Inoltre la durata del contratto di apprendistato è di quattro anni, secondo me un anno è più che sufficiente se non eccessivo! Il secondo esempio riguarda la la tassazione delle rendite finanziarie, con un aliquota proporzionale del 12,5 %,mentre il lavoro, attraverso le imposte sul reddito delle persone fisiche e delle imprese sopporta una imposizione statale molto più pesante. Occorrerebbe allegerire l’imposizione sul lavoro e aumentare quella sulle rendite finanziarie, anche perchè queste ultime vanno ad incrementare il patrimonio dei contribuenti più abbienti e disincentivano gli investimenti che il lavoro lo creano. Entrambi gli esempi toccano altri articoli della Costituzione, l’articolo 53 sul concorso alle spese pubbliche in ragione della propria capacità contributiva nella cornice di un sistema ispirato alla progressività delle imposte; l’ultimo esempio da me fatto viola entrambi i principi. Il primo esempio è un offesa al lavoro, e proprio all’articolo 1; è un esempio di sfruttamento legale del lavoro ed una violazione a numerose norme costituzionali, articolo 1 e 3, per iniziare. Per quanto riguarda il contratto di apprendistato è regolato dalla c.d. riforma Biagi, dovrebbero essere oggetto del programma di centro sinistra nel senso di una modifica integrale della disciplina che riduca l’area di applicabilità. Secondo wikipedia a fine 2006 i l numero di tale tipologia di contratto in Italia ammonta a 564000. Vergognoso! Occorre davvero lottare per l’applicazioend dell’ articolo 1!
Scusate,
ma dall’avvento del fordismo fino all’attuale capitalismo finanziario quando mai si è visto uno stato nazione promuevere il lavoro come mezzo di liberazione sociale o di realizzazione dell’individuo?
La precarizzazione attuale del lavoro mi sembra più che altro una naturale difesa e una risposta del sistema economico moderno rispetto al rischio di crisi e implosioni.Non faccio fatica a credere che i teorici della flessibilità dell’occupazione siano anche convinti della bontà della costituzione.
Ciao
Spero continuiate. Un bel progetto che seguirò.
Mi piace la Costituzione Italiana, la conosco a malapena ma so che è il simbolo della liberazione e del cambiamento!
Lo è stato per i costituenti e lo sarebbe per tutti noi!
L’occasione è ottima per approfondire e conoscere, grazie!
grazie…mi ci voleva proprio.
Ottimo lavoro, complimenti!
Spero che venga letto quanto diffuso, ne gioverebbero tutti.
Complimenti e grazie per la vostra iniziativa. Continuerò a seguirvi.
Ciao
da ragazzina, alle medie, si studiavano gli articoli della costituzione italiana, poi si ritenne evidentemente superato l’argomento. Sarà stata la giovane età, o forse il metodo di insegnamento (bisognava imparare a memoria) privo di spiegazioni che forse però neanche avremmo compreso, ma allora ci sembrava una rottura enorme. Oggi voglio imparare veramente e fino in fondo la nostra Costituzione per comprendere. Grazie per l’iniziativa
non basta imparare gli articoli. bisogna capire cosa gira intorno alla carta a livello politico istituzionale, in maniera quanto più possibile con criterio asettico. vedere quale difficoltà abbia ed abbia avuto l’inserimento della norma nel tessuto sociale del nostro paese.
quanta forza politica è contraria alla realizzazione dei principi della carta, e perchè. sono passati 70 anni per riformare gli enti locali, cosa ha impedito al parlamento di farlo e perchè?
Una bellissima iniziativa e mi trovo in sintonia con Laura quando fa riferimento agli art. della Costituzione fatti studiare a memoria alle medie nella cosidetta EDUCAZIONE CIVICA …… ma almeno ci è rimasto qualcosa…..
Ogii non so se la fanno studiare o meno……….
Grande iniziativa, la Costituzione Italiana dovrebbe essere insegnata dalla 1a elementare e ripresa continuamente nei cicli di studi.
Grazie per questa lodevole iniziativa! Complimenti.
ci sarebbe qualche anima buona che mi manda i primi deu articoli della Costutizione? Li ho stupidamente persi!
Perfavore
grazie ho ricevuto quel che ho richiesto!
Si è davvero una bellissima idea quella che avete avuto.
Una persona è libera quando conosce i suoi diritti e i suoi doveri.
Vi ammiro.
mi è stato molto utile
[…] nel Titolo V della Parte seconda della Costituzione. E’ chiaro anche il rimando all’articolo 1, le autonomie locali sono proprio uno dei limiti al potere legislativo ed esecutivo […]
Bella e lodevole l’iniziativa.
Una nota sui commenti: dovrebbero essere più asettici poichè lo scopo dovrebbe essere educare alla critica, non suggerire cosa pensare. Quelli che la pensano come voi già ci sono, possiamo cantarcela e suonarcela ma rimaniamo sempre in pochi. Il grosso compito è conquistare chi accetta passivamente per mancanza di conoscenza: il consenso si costruisce non s’impone!
ottima iniziativa !!!!
“… il concetto di uno Stato che affida al cittadino la responsabilità del proprio futuro e valuta la dignità di ogni individuo in base a ciò che riesce a realizzare, indipendentemente dalle condizioni di partenza…”
riguardo alla predetta vostra considerazione vorrei far riferimento all’art. 4 che cita:
La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto.
Pertanto spetterebbe anche alla Repubblica e non solo all’ individuo la responsablità del diritto al lavoro.
Insegno “diritto”,ancora per poco, in un Istituto tecnico,…Mi duole constatare che questa “riforma” abbia tolto” il “diritto civile” commerciale,” “successorio” ed “ambientale” dal triennio.Anch’io dopo 18 anni di insegnamento, diventerò una precaria di ruolo, nel senso, che dovrò girare parecchie scuole per completare l’orario settimanale.
Nel contempo, devo constatare, che molte scuole predispongono “progetti legalità” lautamenti finanziati.
Visto l’alto livello di ignoranza istituzionale e civica che ci circonda, invece di potenziare tali discipline, si cancella, nel silenzio generale, il tutto, con un colpo di spugna…Gli alunni, mi guardano attoniti, mentre effettuo loro le ultime spiegazioni.Chi ha tolto loro la possibilità di diventare cittadini consapevoli dei loro diritti e doveri? chi ha eliminato la possibilità di conoscere gli strumenti giuridici per farsi avanti nella vita e cercare un futuro dignitoso nellla società…Speriamo, si ritorni indietro, ma, ormai, siamo alla frutta in tutti i sensi.
mi dai un esempio? però ora
Molto bello il commento e lo dico da giurista.
Aggiungerei una cosa. Oggi la connessione tra I comma (Repubblica fondata sul lavoro) e II comma (la sovranità appartiene al popolo…) appare sempre più attuale. Infatti solo se si ha un lavoro e se si è liberi sul posto di lavoro è possibile partecipare veramente all’esercizio della sovranità e, dunque, dar luogo a una vera (e non meramente formale) democrazia.
Infatti chi è sotto ricatto per la sua precarietà o per il fatto di essere stato selezionato in virtù di appartenenze (politiche, familiari…) non ha nè la serenità nè la libertà di esercitare in maniera realmente autonoma i propri diritti politici.
In sostanza, se hai un contratto a tre mesi, il “capo” può dirti “o voti Tizio o vai a casa” e tu, di solito, lo voti.
Da quanto ho detto risulta evidente che la stabilità del lavoro e la tutela dei lavoratori non è solo una questione economica, ma è una grande questione democratica. Sarebbe ora che almeno le opposizioni si rendessero conto di questo fatto e lo inserissero nel dibattito pubblico. Che ne dite?
La situazione del lavoro è peggiorata ma l’Italia resta una repubblica fondata sul lavoro. Di repubbliche democratiche ne conosco molte ma no conosco il numero di quelle fondate sul lavoro: quante sono?
Io penso che il declino delle istituzioni e della credibilità complessiva del “sistema” istituzionale invertirebbe la tendenza se i cittadini chiamati ad assumere ruoli di governo, parlamentare e comunque istituzionale possedessero un grado di conoscenza minimo – livello conoscitivo fissato per legge – di diritto costituzionale.
Il fatto che un parlamentare o un membro di governo – ad esempio – debba possedere anche il requisito di conoscere tutti gli argomenti che andrà a trattare, è di una banalità disarmante che non meriterebbe alcun commento. Purtroppo ho il fondato sospetto che ci troviamo di fronte all’indolenza di una classe politica, parlamentare e istituzionale sclerotizzata; che non si affanna certo per sanare l’anomalia.
Buon Natale a tutti.
….mi chiedo se una situazione come la nostra si presenta in un altro sistema democratico europeo francia germania regnio unito etc..cosa succede la dittatura no funsiona piu nemmeno nel’atra sponda del mediterraneo ,force loro saranno liberi ma noi no piu.
[…] dall’analisi dell’Osservatorio Indipendente di Bologna sulle morti per infortuni sul lavoro, che diffonde periodicamente rapporti sul fenomeno. Addirittura 650 caduti se si considerano anche […]
A mio modesto parere,il problema è che quasi nessuno conosce la costituzione italiana,in altri paesi la si studia come esempio di civiltà,e si studia proprio la nostra costituzione;da noi si fà di tutto per evitarlo,e questo comporta il fatto che quando una …Legge và in contrasto con i nostri diritti,nessuno se ne rende conto,e chi la fà,certo dell’altrui vasta ignoranza persegue i …suoi scopi,tranquillo che la farà franca.SVEGLIAMOCI ! Portiamo a conoscenza dei più l’eredità a noi lasciata da chi morì per darcela.Divulghiamo ,facciamo in modo che i giovani sappiano come difendersi ,dando loro quanto ora li si stà derubando.L’articolo 1 dice anche che lo stato rimuove gli ostacoli del lavoro che deve essere pagato in modo da consentire una vita DIGNITOSA e non in povertà;dice anche che non si puo’ consentire una legge o quanto altro che tolga dei sacrosanti DIRITTI solo per esigenze economiche.Chi legge l’articolo 1 della Costituzione Italiana comprende anche che le attuali leggi ne sono in contrasto,ma chi legge la COSTITUZIONE ? Uniamoci in un gruppo pacifico e legale per riportare legalità,uguaglianza,lavoro,diritto e quanto altro ci stanno portando già via.AVIO 1
Perchè, se queste sono le basi, si permettono i diritti costituzionali a chi non ha mai lavorato o servito lo stato?
Il voto solo a chi ha lavorato almeno una volta nella propria vita.
Ovviamente pure l’elegibilità va data solo a chi ha lavorato almeno per un determinato lasso di tempo …
il problema sta proprio nella vagina: sulla costituzione è stata ben analizzata e descriminata e tutto ciò non ci permette di allaciarci per problemi fi morosità dello stato e degli altretanti politici maschilista!! con questo voglio aprire la guerra all’uomo e a tutti i fedeli delle loro perizie.
FEMMINISTE AL POTERE IN MANO LA COSTITUZIONE PER MANDARE VIA L’UOMO COGLIONE
Femminista ma quanto rincoglionita sei?
che cazzo stai dicendo??Hai scoperto che nessuno ti segue perché sei troppo brutta??
la costituzione è una cosa bellissima,peccato che sono proprio i nostri politici a non rispettarla
antonio
Una Repubblica fondata sul lavoro presuppone che tutti abbiano una stessa visione e che ci sia una certa uguaglianza o parità fra uomini e donne. L’assunto fondamentale della nostra Costituzione sembra, però, quasi che ci imponga certi presupposti unisex: entrambi i sessi sono fatti per lo stesso lavoro e con pari retribuzione, percepiscono la stessa realtà e hanno, a parte qualche variante esteriore, gli stessi bisogni.Certo il lavoro è importante ma bisogna sottrarsi ad una visione troppo economica e neutra della vita e quindi è indispensabile non tanto difendersi dalle disuguaglianze quanto rivendicare le differenze e tra queste anche quelle di genere. Si deve mettere al centro la protezione dell’individuo, i doveri e la libertà, non il lavoro che contribuisce con molti altri fattori alla pienezza della vita
Ciao a tutti. È per prevenirli che la maggioranza dei prestatori di denaro è truffatori per la maggior parte. Vi dico perché lo ho vissuto. Lo hanno fuorviato più volte. Non credevo realmente più nella parola dei prestatori falsi prima che incroci il cammino della signora CINZIA Milani. mi ha conceduto il mio prestito di denaro di 90.000 euro in meno di una settimana. Una somma che devo lui rimborsato entro 5 anni con un tasso di 2,5%. Grazie a lui ho potuto aumentare il mio piccolo commercio e gli sono étrenellement riconoscente per quella. Allora vegliate scrivergli al suo indirizzo qui di seguito se avete bisogno di prestito di denaro. Posso testimoniare che esistono ancora veri prestatori che hanno voglia di aiutare. Non esitate a contattarlo. È molto comprensivo.
Posta elettronica: cinziamilani62@gmail.com
Ci sono comunque delle decisioni arbitrarie sia dall.ordinamento interno sia dall.ordinamento esterno…una modifica a favore del popolo non sarebbe male.Istituire dunque i referendum propositivi e revocativi ..quest.ultimi in caso di gravissime violazione della costituzione stessa da parte di organi dello stato.Altrimenti quando si dice che la legge è amministrata nel nome del popolo oppure si giura senza poi rispondere del giuramento non serve a nulla
Un giovane, quando arriva all’età del voto , deve sapere i principi fondamentali. Non si puo’ pensare che se li impari in famiglia o per conto suo. LA SCUOLA !!!!